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15/04/2014

Dopo 12 anni dalla scomparsa della valuta Italiana, che fu sostituita nel 2002 dall’euro, è ufficiale: dal 1 Gennaio 2015 sarà reintrodotta in Italia la Lira.
Saranno rimessi nel mercato gli ultimi tagli risalenti al 2002 sia per moneta che per carta:

Moneta ₤ : 1, 2, 5, 10, 20, 50, 100, 200, 500, 1 000

Banconota ₤ : 1 000, 2 000, 5 000, 10 000, 50 000, 100 000, 500 000

L’euro rimarrà comunque valido finché l’Italia farà parte della Comunità Europea, il tasso di cambio sarà pari a 1 EUR = 1936,27 ITL e gli stipendi, le fatture, i prodotti alimentari e quelli di ogni altro bene riporteranno il doppio valore Lira/Euro

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Breve Storia della Lira Italiana

L’introduzione della lira italiana va fatta risalire, come per il tricolore, al periodo napoleonico. Infatti, il tricolore venne adottato dalla Repubblica Cispadana nella prima campagna d’Italia(1796 – 1797). La lira, invece, venne adottata alla seconda campagna d’Italia con la ricostituzione della Repubblica Cisalpina come Repubblica Italiana (gennaio 1802), trasformatasi poi nel Regno d’Italia (marzo 1805).

Le prime emissioni dalle zecche di Milano, Bologna e Venezia si ebbero nel 1807, con monete da 40, 5 e 2 lire; l’anno successivo vennero coniate anche monete da 20 lire e da 1 lira, caratterizzata da un peso di 5 g ed un titolo d’argento di 900/1000. La lira napoleonica null’altro era se non la versione locale del franco francese, cui corrispondeva perfettamente per forma, peso e valore.

Dopo la fine del Regno d’Italia nel 1814, la lira rimase presente solo nel Ducato di Parma con l’introduzione della monetazione decimale da parte della duchessa Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, che emise tagli delle monete da 1, 2, 5, 20 e 40 lire, e nel Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele I.

Nel 1861, con la riunificazione dell’Italia sotto i Savoia, la lira torna ad essere la valuta italiana. Curiosamente la prima moneta espressamente denominata una lira italiana non era stata però emessa in territorio piemontese, bensì nel dicembre 1859 ad opera del Governo Provvisorio della Toscana. Dal 24 agosto 1862 la lira ebbe corso legale e sostituì tutte le altre monete circolanti nei vari stati pre-unitari: 1 lira da 5 g di argento al titolo 900/1000 corrispondeva a 0,29025 g d’oro fino oppure a 4,5 g d’argento fino (scesi a 4,459 nel 1863), cioè lo stesso valore della vecchia lira napoleonica e del contemporaneo franco francese, col quale la totale intercambiabilità permise la creazione dell’Unione monetaria latina.

A causa della crescita della spesa pubblica e per le necessità della terza guerra di indipendenza, nel 1866 fu stabilito il corso forzoso, che durò fino al 1881 (con effetto dal 1883). Già dalla fine del 1887 si dovette però sospendere di fatto la convertibilità dei biglietti, pur senza dichiararlo apertamente. Nel 1893 viene messa in liquidazione la Banca Romana e creata la Banca d’Italia, con una copertura aurea di almeno il 40% delle lire in circolazione.

Lo stesso Vittorio Emanuele III, che succedette sul trono d’Italia al padre Umberto I nel 1900, era appassionato di numismatica.

L’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, con la conseguente penuria di metallo, fece ripristinare il corso forzoso, abolito nel 1909 e che durò fino al 1927, quando 1 lira corrispondeva a 0,07919 g di oro fino. L’obbligo della copertura in oro venne abolito nel 1935 e nel 1936 la valutazione venne portata a 0,04677 g.

La convertibilità venne ripristinata nel 1960 grazie all’ammissione al Fondo Monetario Internazionale, con una lira corrispondente a 0,00142 grammi d’oro o a 625 lire per dollaro.
(Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Lira_italiana)

 

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