SHARE

Roma, 21/05/2014

La “Corrida” ovvero la corsa dei tori più famosa nel mondo, praticata già in Spagna, Portogallo, Francia e America Latina, sbarcherà in Italia a Settembre 2015.

Il primo spettacolo, si svolgerà allo Stadio Olimpico di Roma: sei tori si alterneranno all’interno dello stadio uno alla volta e saranno “affrontati” da tre toreri che a loro volta si daranno il cambio.
corrida
Questa decisione, approvata dal Consiglio dei Ministri, ha la finalità di avvicinare le culture europee tra loro iniziando a mischiare le culture tra i popoli della comunità europea, ma allo stesso tempo porterà un notevole incremento del turismo e rilancerà notevolmente il mercato italiano, fornendo posti di lavoro, tasse derivate dai biglietti e pubblicità attraverso i mass media.

Per chi non sapesse come viene svolta una “Corrida” vi elenchiamo le regole secondo la classica tradizione spagnola:

 

Il tercio de varas

Nella prima parte (tercio de varas) il toro esce dalla porta del toril, recando sul dorso l’arpón de divisa, un nastro con i colori dell’allevamento, fissato a un arpioncino che gli è stato appena conficcato nel garrese. Solitamente, il toro compie un giro completo dell’arena dirigendosi alla sua destra, alla vana ricerca di una via d’uscita o per misurare lo spazio in cui ora si trova. Se il bovino appena uscito compie il giro verso sinistra, si dice che il toro ha salido contrario. Il torero ne studia le mosse, per determinarne le capacità fisiche, la rapidità dei riflessi, la direzione preferita nell’attacco e via dicendo. Per provocare le cariche del toro, egli utilizza il capote, un grande drappo di tela irrigidita e appesantita da bagni in gomma liquida. Tale drappo ha solitamente un colore rosa acceso sulla faccia esterna e giallo su quella interna. È il turno quindi dei picadores che a cavallo contengono l’assalto del toro con una lancia mentre l’animale tenta di rovesciare il pesante cavallo bardato (a volte riuscendoci). Il cavallo indossa il peto, o caparazón, una sorta di armatura trapuntata che protegge ventre e arti, e anche il picador indossa parastinchi e calzature pesantemente imbottite.

Nel colpire il toro, il picador utilizza la vara de picar, una picca costituita da un manico in legno lungo circa 180 cm e una punta in acciaio forgiata a piramide a tre lati, fornita alla base di un disco anch’esso metallico che ha la funzione di impedire la penetrazione del manico nelle carni dell’animale. La legge spagnola 4 aprile 1991 n. 10 o Ley Nacional Taurina, che regola le corride, prevede che il toro venga colpito con tale arma alla base del morrillo, cioè nel muscolo del collo, almeno due volte. Alcuni tori continuano tuttavia a caricare cavallo e cavaliere dopo aver ricevuto anche cinque o sei puyazos (cioè colpi di vara de picar); in questi casi, in genere ilpicador rovescia la vara e colpisce il toro con il manico di quest’ultima (regaton).

A questo punto, i peones si occupano, con i capotes, di distrarre il bovino, consentendo l’uscita di scena a cavalli e cavalieri.

Il tercio de varas ha un duplice obiettivo: valutare e valorizzare la reale bravura del toro, e ridurne la forza e l’ardore.

Il tercio de banderillas

A questo punto ha inizio la seconda fase, nella quale i tre banderilleros (o, in alcuni casi, il torero stesso) provocano, esclusivamente con i movimenti del proprio corpo, le cariche del toro, nel dorso del quale, in una zona situata un po’ più indietro rispetto a quella colpita dai puyazos infilzano tre paia di banderillas.

Le banderillas sono asticciole lignee lunghe 70 cm, coperte da nastri colorati di carta crespa e terminanti con un arpioncino in acciaio, lungo 6 cm e largo 4. Esse non penetrano in profondità nel muscolo del toro e, al contrario della vara de picar, producono ferite tutt’altro che gravi; al contrario, la loro funzione è quella di correggere eventuali difetti che il toro ha evidenziato oppure quella di rivitalizzare il toro dopo l’impegnativa prova alla picca.

La Ley taurina prevede che al toro vengano conficcate nel dorso, a due a due, sei banderillas; tuttavia, se il bovino ha ricevuto molti colpi di vara, il presidente può decidere di limitarne il numero a quattro.

Il tercio de muleta

Quando il toro ha sul dorso le banderillas e comincia a dare segni di cedimento (i bovini, a differenza dei cavalli, hanno uno scatto fulmineo ma una resistenza molto limitata, e accumulano acido lattico con molta facilità), ha inizio la fase saliente e più famosa della lidia. Il torero depone l’ampio e pesante capote e lo sostituisce con lamuleta, un drappo più piccolo di flanella scarlatta, avvolto intorno a una gruccia lignea che lo mantiene disteso, in modo da poterlo impugnare con una sola mano. Nell’altra, nascosta dietro la schiena, impugna una spada da lidia, ovvero una spada finta da ornamento (dunque senza lama e punta acuminata) che il matador utilizzerà anche più volte per sorreggere la muleta.

Le cariche del toro, sempre più stanco, si fanno sempre più brevi e meno decise; egli tiene la testa abbassata, perché i puyazos gli hanno danneggiato i muscoli del collo. Il compito del picador è quello di mettere il toro in condizioni di inferiorità, costringendolo a tenere la testa abbassata perché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, raggiungendone il cuore.

La Ley taurina prevede che il torero uccida il toro entro il decimo minuto del tercio de muleta: se così non avviene, ovvero se il torero ha vibrato il colpo a vuoto, o raggiungendo il toro in un punto non vitale, dall’alto degli spalti viene suonato uno squillo di tromba per avvertire l’uomo che deve affrettarsi.

Se entro il tredicesimo minuto il toro è ancora vivo, viene suonato un secondo avviso: il torero, a questo punto, usa di solito un estoque de descabellar, una spada più piccola con una sbarretta trasversale in prossimità della punta, per dare al toro, spesso già ferito a morte, il colpo di grazia. Ovviamente un’uccisione di questo tipo è molto meno “gradita” agli spettatori, di quando non accada quando il torero stende lo sfortunato quadrupede al primo colpo.

Se il torero non dovesse ucciderlo nemmeno questa volta, allo scadere del quindicesimo minuto suona il terzo avviso: il torero ha fallito e il toro, moribondo ma vivo, verrà finito con un pugnale da uno dei peones. Il matador verrà fischiato.

Comments

comments

Rispondi